Presa di coscienza

Improvvisamente ho capito. Non è stato difficile in fondo. La sensazione è sempre quella di correre, e correndo vedi lungo la strada dei soggetti che giudichi irrilevanti, su cui non scommetteresti un soldo bucato e che, diciamolo ti fanno anche un po’ schifo. E intanto continui a correre verso il tuo obiettivo, con impegno, dedizione, e soprattutto gran fatica. E improvvisamente all’orizzonte vedi spuntare la stessa monnezza umana che hai appena sorpassato e ti chiedi come sia possibile. Ha preso una scorciatoia? Qualcuno gli ha dato un calcio in culo così forte che è schizzato a mille chilometri? Poi improvvisamente capisci. Il problema è la vita normale. Non mi drogo, non mi ubriaco, non sono solito mettere le mani addosso alla gente, ed ho sempre ritenuto questi lati positivi del mio carattere che mi avrebbero di sicuro aiutato nel proiettare un’immagine positiva sulla gente che mi circonda. Lavoro, ho una casa, una famiglia, una vita regolare, e forse il problema è qui. Perché i relitti umani che dormono per strada, stanno costantemente a scollettare i cinquanta centesimi per comprarsi il fumo, si ubriacano e si vomitano addosso, alla fine me li trovo sempre davanti in tutto? 

Perché il problema è che sono una minoranza, io; e per di più una minoranza temuta perché so quello che dico e quando lo dico, io, e ascolto ciò che dici e quando lo dici. E io me lo ricordo, dato che non sono ubriaco o devastato. E questo è un problema, perché la gente non sa come relazionarsi. E questo è un problema perché da stravolti o da ubriachi e più facile socializzare. E questo è un problema perché da ubriachi o devastati è più facile trovare altre persone ubriache o devastate. E i giudici al traguardo, quelli che io cerco disperatametne di raggiungere, sono tutti ubriachi e stravolti. E questo è un problema.